Almeno 2.160 persone sono fuggite e altre 680 sono confinate per paura di scontri tra guerriglieri ELN e trafficanti di droga in una regione nord-occidentale strategica della Colombia per l'esportazione di cocaina, ha fatto sapere sabato 30 novembre un'agenzia delle Nazioni Unite.

Questi oltre 2.800 civili - indigeni e afro-colombiani - affrontano una "crisi umanitaria e una complessa situazione di sicurezza" a causa della presenza della milizia di autodifesa gaetana della Colombia (AGC) in una zona rurale del comune di Alto Baudo, nel dipartimento di Choco, ha dichiarato l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) in una nota. Le comunità locali temono "scontri con altri gruppi armati presenti in quest'area (Esercito di Liberazione Nazionale, ELN)".

Gravemente colpito dal conflitto armato colombiano, il dipartimento di Choco ha grandi piantagioni di coca, una materia prima per la cocaina ed è strategicamente posizionato per l'esportazione di droghe negli Stati Uniti dall'Oceano Pacifico.

Ci sono state 21.100 persone sfollate in seguito a numerose violenze tra il 2017 e il 2018 a Choco, secondo il registro ufficiale delle vittime del conflitto armato che ha distrutto la Colombia per oltre mezzo secolo.

Considerata l'ultima guerriglia del Paese dal disarmo delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), che ha firmato la pace nel 2016 con il governo, l'ELN ha circa 2.300 combattenti e una vasta rete di supporto nelle aree urbane.

Apparso nel 1964 e ispirato alle idee del rivoluzionario Ernesto "Che" Guevara, questi guerriglieri, secondo studi indipendenti, operano nel 10% dei 1.100 comuni del Paese.

Le AGC sono la spina dorsale del Clan del Golfo, la principale banda di narcotrafficanti in Colombia, risultante dalla smobilitazione delle milizie paramilitari di estrema destra nel 2006.